Il salario universale

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La nostra proposta di un’imposta negativa per i redditi più bassi, per una società più giusta e un welfare più semplice.

C’è uno strumento di sostegno ai cittadini meno abbienti che, se ben costruito, può davvero rappresentare un mezzo efficace di contrasto della povertà senza però diventare un disincentivo al lavoro o una distorsione delle dinamiche salariali, come è oggi il reddito di cittadinanza.

Questo strumento si chiama imposta negativa, per usare le parole di un importante economista come Milton Friedman. Ma noi lo chiameremo – usando le parole di Papa Francesco – “salario universale”, perché con il termine usato dal pontefice si lega la percezione del sussidio a un dovere di vita attiva e operosa, all’adempimento di attività socialmente utili per i cittadini in età da lavoro o allo svolgimento di percorsi formativi e di riqualificazione professionale.

Che cos’è?

Un reddito di base, che assicuri fino a 500 euro mensili, che decresce man mano che aumentano i mezzi di sostentamento propri e i redditi da lavoro percepiti.

In pratica, al di sotto di una certa soglia di reddito (ad esempio 10.000 euro) le tasse diventano sottozero: invece di prelevare soldi dal cittadino, lo stato gli versa il 40% di quello che gli manca per raggiungere la soglia.
In questo modo, al cittadino conviene comunque attivarsi per lavorare quanto più possibile: il risultato finale sarà sempre più alto rispetto al solo sussidio.

La premessa naturalmente è che, una volta scavalcata la soglia oltre la quale le tasse non sono più “sottozero”, rimangano comunque a zero o vicine allo zero ancora per molto.
In questo modo si evita l’ostilità, attualmente fortissima, tra i lavoratori insoddisfatti dei loro guadagni e i percettori di sussidi, che i primi hanno l’impressione di mantenere con i propri contributi fiscali.

È una proposta semplice, sostitutiva dell’inefficiente reddito di cittadinanza. Una proposta liberale e non clientelare.

Ci torneremo con sempre più dettagli e numeri, fino a presentare una proposta di legge.

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